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L’Expò a Milano

mardi 1er avril 2008

Un articolo della repubblica.it del 31 marzo 2008

Nel progetto, una città più verde, meno inquinata con nuove infrastrutture
Grandi investimenti, ma anche sette anni di cantieri da sopportare

La torre, il parco, miliardi e cantieri

le promesse e i rischi dell’Expò

Il problema del "dopo" : come sarà utilizzato quello che resterà ?

di GIUSEPPINA PIANO

MILANO - Una città dove si respira meglio perché emette il 15 per cento in meno di Co2. Dove si viaggia in metrò da Niguarda a San Siro, e da Lorenteggio a Linate. Dove saranno stati spesi 14 miliardi di euro in infrastrutture, autostrade e opere pubbliche. Ma anche una Milano con sette anni di cantieri davanti e 29 milioni di persone in visita nei cinque mesi dell’Esposizione universale dedicata all’alimentazione, previste in media 160mila al giorno con (con punte di 250mila).

Una città da skyline anche verticale, con l’Expo Tower a Rho-Pero a contendere ai giganti di Citylife il record di altezza milanese. E con 11 miliondi di metri quadri di verde in più sparsi per tutte le periferie. Ma anche con un nuovo quartiere residenziale a Rho-Pero, dopo che smontata una parte dei padiglioni tirati su per l’Esposizione, si costruiranno al loro posto case e uffici.

Promesse e cartoline dalla Milano del 2015. Sperando di usare la locomotiva Expo per ripartire. Le stime, a guardare il dossier di candidatura di un migliaio di pagine, parlano di 70mila nuovi posti di lavoro - stima di una ricerca della Bocconi - per costruire tutto l’occorrente. Di quasi quattro miliardi di euro di indotto per il sistema economico locale. Di un’Esposizione universale ecosostenibile, un evento a "impatto zero", dove si viaggerà a idrogeno e si prenderà energia dai pannelli solari.

Ma arrivarci non sarà indolore. C’è tutta l’area della Fiera di Rho-Pero da trasformare in un cantiere a ciclo continuo per accogliere i visitatori. E di certo non aiuta l’umore vedere che oggi, a tre anni dall’apertura del polo sotto la Vela di Fuksas, non siano ancora finiti i lavori per strade e collegamenti intorno.

Il rispetto dei tempi, questo sarà il primo banco di prova per l’operazione-Expo. L’altro sarà trovare, con bandi internazionali, gli architetti che disegneranno le strutture. A partire dalla torre di 200 metri d’altezza che dovrà diventare il simbolo dell’evento. Serviranno architetti, ingegneri, tecnici. Ma serviranno, anche, 36mila volontari che dovranno contribuire all’accoglienza dell’esercito di stranieri che farà tappa a Milano. A tutti sarà chiesto un impegno non più lungo di 16 giorni.

Il dossier da un migliaio di pagine con cui Milano si è candidata a vincere racconta la rivoluzione per Rho-Pero. L’area espositiva dovrà praticamente raddoppiare rispetto a oggi. Allargandosi verso est. Un milione di metri quadrati aperti al pubblico solo per gli spazi espositivi, altrettanti per le strutture di servizio e la logistica (parcheggi, alberghi, ristoranti, bar, un centro congressi). In totale, due milioni di metri quadri da strasformare.

Chi la visiterà, nel 2015, si troverà otto padiglioni per illustrare i progetti espositivi di mezzo mondo sull’alimentazione immersi in un parco, che da solo coprirà circa la metà dell’area giardino all’inglese. Un lago artificiale e ruscelli. Al centro di tutto, cuore e simbolo, la torre con ai lati due "ali" con sale per eventi, seminari, attività culturali, negozi. E pure un "centro ecumenico" per la preghiera. Sopra la torre invece, a 200 metri d’altezza, terrazza panoramica e ristoranti.

Il tutto con padiglioni immersi in un parco di 500mila metri quadrati, la metà dell’area. Ristoranti per 8mila metri quadrati e altrettanti per bar e ristoranti, 2.500 metri quadrati di negozi. Piazza Italia con un anfiteatro all’aperto di 9mila metri quadrati, e un auditorium di 6mila. Verde che dovrebbe aumentare comunque in tutta la città con 11 milioni di parchi in più. Altro capitolo delle promesse.

Ma cinque mesi di Expo non si fermano a Rho-Pero. Il dossier di canditura racconta di tutta una Milano ambientalista. Miracolosamente capace di diminuire del 15 per cento entro il 2012 (e del 20 per cento entro il 2020) le sue emissioni di anidride carbonica e dare una mano contro il gas serra. E se la scossa dell’Ecopass ormai sarà stata ampiamente metabolizzata, dovrà contribuire la bioedilizia, il teleriscaldamento e l’utilizzo dell’acqua di falda. Il tutto, però, contando sul fatto che nel frattempo le sempre attese infrastrutture, dalla Brebemi alla Pedemontana, alla Tav e alle metropolitane 4 e 5 in città, siano più che pronte per sopportare il peso dei turisti. Un capitolo da non meno di 10 miliardi di euro di investimenti pubblici in cantieri.

Solo per l’Expo serviranno quattro miliardi di euro, per costruire l’area fieristica e i collegamenti, 530mila metri quadrati di parcheggi e la ricettività. Quasi altrettanti torneranno però come indotto assicurato dalla vetrina internazionale e dall’afflusso dei visitatori. L’Esposizione in sé, tra affitto dei padiglioni, sponsorizzazioni e vendita dei biglietti d’ingresso, garantirà invece circa 900 milioni di euro.

La Milano del 2015 non sarà un’altra città ma almeno, oggi, spera di usare la locomotiva Expo per crescere.

Altro, fondamentale capitolo, è quello sull’eredità. Qui molte sono le incognite. Si sa che a Rho-Pero resterà il parco, resterà la torre che dovrà essere rigenerata come spazio culturale e sociale. Resteranno altri padiglioni ed edifici di servizio. Ma la loro rigenerazione pubblica, oggi, è ancora tutta da inventare. Il punto è che la maggior parte dei padiglioni verrà smontata. Le aree date in prestito al Comune torneranno ai loro proprietari, privati, ovvero la Fiera e il gruppo Cabassi. E là dove fino a oggi non si poteva costruire, in una zona vincolata dal piano regolatore per uso agricolo, potranno farci un nuovo quartiere residenziale.

(31 marzo 2008)