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CAPES interne

vendredi 6 février 2009

E quando furono sul punto della frutta e dei sorbetti, videro apparire nella gran luce della sala Giovanni Palamara, un largo sorriso sopra la faccia ma gli occhi che tradivano imbarazzo.

- Oh ! - esclamò Annetta. - Che bel compaesano ! Questa volta ha proprio ragione Rosalia.

La zia le fece subito gli occhiacci.

- Giovanni, e che ? e non saluti i nostri ospiti ? - l’apostrofò l’Interdonato. - Giovanni fece subito un inchino ma non si capì quello che mormorò in mezzo ai denti.

Annetta lo bersagliò con le domande, sui parenti e parenti dei parenti, sugli amici e conoscenti, sulla gente di Lipari e Canneto, di Santa Marina, e Malfa di Salina, di tutti i luoghi delle sette isole del piccolo arcipelago eoliano. Giovanni rispondeva a monosillabi, scontroso, intimidito dalla spigliatezza di quella signorina altolocata.

- Oh, Giovanni, - gli disse Interdonato quando l’Annetta diede segno d’aver esaurito le domande, - col permesso del signor barone1, vai di là nell’ingresso e porta qui la cassetta. Tu solo hai il garbo e sai come pigliarla.

- Subito, - disse Giovanni, contento di liberarsi finalmente da quel dialogo con la signorina e dagli occhi di tutti sopra se stesso.

Tornò con la cassetta e la depose adagio lì per terra.

S’alzò l’Interdonato, s’avvicinò alla cassa e, aiutato da Giovanni, tirò fuori dall’imballo del legno e della paglia la terra cotta antica della Kore2. La prese con due mani e la poggiò con cautela sopra una credenza.

- Oh ! - esclamarono assieme il Mandralisca, la baronessa e la nipote Annetta. Il Mandralisca cominciò a fremere, non resistette più sopra la sedia. S’alzò, inforcò il pince-nez e s’avvicinò alla Kore. Si mise a rimirarla estasiato, quasi col naso sopra appiccicato, da tutte le parti, dalla testa al collo, e poi dietro, dove si raccoglievano a tuppé le onde dei capelli.

- Bella ! - esclamava. - Bellissima !… Non so come ringraziare lo speziale. Ecco, - poi disse, camminando all’indietro e fissando sempre la Kore, - se io debbo pensare a un’immagine dell’Italia Libera e Unita, è a una statua così che io penso…

- Eh, troppo bella, barone, troppo perfetta… Anzi, direi, troppo ideale, - disse l’Interdonato. - Ma, a proposito, c’è anche un regalo per la signorina Annetta da parte di Catena. - E così dicendo, l’Interdonato infilò la mano dentro la cavità della corona che la statua reggeva sopra la testa e tirò fuori una piccola tovaglia di seta ricamata. La portò sventolando all’Annetta. Ella la prese tutta felice e la spiegò sopra la tavola per guardarla bene. Anche la baronessa Maria Francesca si scompose e curiosa s’accostò alla nipote. Sembrava, quella, una tovaglia stramba, cucita a fantasia e senza disciplina. Aveva, sì, tutt’attorno una bordura di sfilato, ma il ricamo al centro era una mescolanza dei punti più disparati : il punto erba si mischiava col punto in croce, questo scivolava nel punto ombra e diradava fino al punto scritto. E i colori ! Dalle tinte più tenui e sfumate, si passava d’improvviso ai verdi accesi e ai rossi più sfacciati. Sembrava, quella tovaglia, - pensò la baronessa – ricamata da una invasa dalla furia, che con intenzione ha trascurato regole numeri misure e armonia, fino a sembrare forse che la ragione le fosse andata a spasso. Ma si capiva, tuttavia, che il ricamo al centro rappresentava un albero, col tronco un po’ contorto e pieno di spuntoni ; in alto, un ramo senza fronde da una parte, mentre dall’altra ricco d’una macchia verde triangolare e d’altre macchioline estravaganti. Quattro palline rosse, che volevano sembrare delle arance, pendevano dai rami verso il lato destro. Attorno a queste arance erano ricamate delle scritte a semicerchio e rovesciate.

- Mi sembra un albero d’arance. Ma che significano le scritte ? – chiese Annetta.

- Dal senso in cui guardate è proprio un albero d’arance, - rispose l’Interdonato divertito. – Ma se provate a rovesciarlo…

- Ma è l’Italia ! – esclamò Annetta guardando la tovaglia nel senso contrapposto.

- Sì, è l’Italia, - confermò l’Interdonato. – E le quattro arance diventano i vulcani del Regno delle Due Sicilie, il Vesuvio l’Etna Stromboli e Vulcano. Ed è da qui, vuole significare Catena, da queste bocche di fuoco da secoli compresso, e soprattutto dalla Sicilia che ne contiene tre in poco spazio, che sprizzerà la fiamma della rivoluzione che incendierà tutta l’Italia.

Vincenzo CONSOLO, Il sorriso dell’ignoto marinaio, 1976.

Commentaire : Commentare il testo analizzando, tra l’altro, la funzione degli oggetti in relazione all’epoca e al luogo in cui si svolge la scena.

Traduction : Tradurre il testo da ‘Sembrava, quella, una tovaglia…’ a ‘nel senso contrapposto’.